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maccheroni

9 maggio 2019

DOMENICA:

MACCHERONI

«Babbo, quale è la prima ricetta che ti viene in mente se pensi a nonna Rosa

Babbo risponde all’istante: «I maccheroni col ragù».
I maccheroni col ragù…
Non sono, forse, un po’ banali i maccheroni col ragù come prima ricetta del primo post di un blog??? – penso tra me e me-.
«Babbo ma non ti viene in mente altro?»
«Si, certo, ma se chiudo gli occhi mille volte, tutte e mille mi risveglio la domenica mattina quando mia mamma tira la sfoglia col mattarello».
Ecco.
Punto.
E’ sempre domenica mattina, su questo non c’è alcun dubbio, in tutte le cucine da Pomarance a Bologna, da Ragusa a Vercelli.
Le cucine sono quasi tutte o di fòrmica o componibili di legno scuro, stile rustico. Non esiste l’industrial, non esiste il nordico, non esiste lo shabby. Punto.
Nei nostri pigiami caldi e un po’ slabbrati, con impressa la forma delle ginocchia e dei gomiti, entriamo in cucina e recuperiamo spazio in un piccolo angolo di tavolino.

Tazze di latte fumante, con uno strato di panna che togliamo col cucchiaino e che al cucchiaino si appiccica.
Il pane, abbrustolito sulla gratella, si fa affondare nel latte finché, ammorbidito, si porta alla bocca godendo di quella sensazione di morbido e di sgranocchiante, di bruciato e di dolce.
Questa è una colazione che vogliamo fare di rado poi, negli anni a venire, per conservarci il piacere del ritorno a queste domeniche mattina, quando nel palato ci esplode lo stesso sapore che va diritto al cervello a tirare giù queste memorie.

Foto Giulio Garfagnini

Mentre mangiamo, assonnati e con le palpebre ancora un po’ appiccicate, perfettamente parallelo alla direttrice del nostro sguardo, il mattarello corre avanti e indietro in un movimento ritmico e costante ed avvolge una sfoglia gialla sempre più sottile, sempre più larga a ogni passaggio.
E’ un’ipnosi.
Poi alziamo la testa e quello che vediamo è lo stesso per tutti.

Foto Giulio Garfagnini

Vestaglie di nylon che si incrociano su seni abbondanti; catenine d’oro e ciondoli con foto in bianco e nero di volti di mariti morti in guerre dimenticate o di neonati, con guance paffute, cuffie bianche ed occhi chiusi, avvolti nelle lenzuola di una morte indimenticabile; grembiuli annodati dietro alla vita con qualche schizzo fresco di ragù; gambaletti color carne che si intravedono dall’orlo della vestaglia.

Qualcuna ha ancora i bigodini e la retina della notte a trattenerli con un garbo quasi elegante; qualcuna è fresca di permanente fatta, come di abitudine, il sabato mattina.
Ci sono nonne magrissima, come la mia, con gli occhi incavati contornati da occhiaie bluastre; altre hanno le guance rosee e cantano canzoni di Modugno.
Sono donne aspre, disilluse che hanno accettato una vita così, senza amore; e poi ci sono le donne fortunate che hanno sposato quell’uomo che passava con la Vespa 50 sotto casa fischiettando la loro canzone.

Tutte comandano la casa con le piccole decisioni di ogni giorno: comprare, per una volta, le primizie; fare a meno di quel cappotto blu; allungare, di nascosto, una paghetta doppia.
Tutto questo è dentro di noi.
E’ quello di cui tutti noi siamo fatti, insieme a farine spolveranti ad ogni giro di mattarello, a odori di ragù e di arrosto, a tovaglie ricamate su tavoli allungati per l’occasione, al servizio buono tirato fuori dalla vetrina, ai nipoti che tornano dalla messa con i cappotti nuovi e ai cappotti nuovi di tutti accatastati l’uno sull’altro sul letto di camera, ai figli che arrivano con l’auto pulita il sabato mattina dal paese vicino, ai rancori che si presenteranno a tavola serviti a fine pasto insieme alla China Martini e all’allegria, sempre tintinnante, quando arriva in tavola la zuppiera fumante dei maccheroni al ragù.

MACCHERONI

Per maccheroni, in Toscana si intende uno speciale formato di pasta fresca simile ad una tagliatella larga circa 2 cm.
Preparazione40 minuti
riposo della pasta30 minuti
Tempo totale1 ora 10 minuti
Porzioni: 4 persone

Ingredienti

  • 400 gr farina 00
  • 4 uova

Istruzioni

  • Stendi la farina su di una spianatoia rigorosamente di legno. Il legno assorbe l'umidità della pasta.
    Forma la classica fontana con il buco in mezzo ed i bordi non troppo alti. Al centro, spaccaci le uova.
    Con il dorso di una forchetta inizia a mescolare i tuorli con gli albumi. Poi, con i rebbi della forchetta, inizia ad incorporare piano piano la farina dai bordi della fontana. Mi raccomando: non incorporare tutta la farina ma solo quella “giusta”, cioè quella “che prende l'uovo”.
    Lasciane da parte un po'.
  • Quando il composto te lo consente, inizia ad impastare con le mani con un movimento alternato ed armonioso: non ci deve essere forza nella spinta delle mani ma saranno le tue spalle che imprimeranno un movimento carezzevole alla sfoglia.
    Lavora il composto almeno per una ventina di minuti: è pronto quando la superficie è liscia e si vedono delle microbollicine di aria sulla superficie. In questo momento si dovrebbe sentire sotto le mani una specie di scoppiettìo: la pasta scricchiola, parla.
    In frigo, coperta con pellicola e modellata in forma di palla, la sfoglia riposa almeno mezzora: la pasta dovrà diventare liscia e setosa al tatto.
  • Ora la stendiamo col mattarello. E qui viene il bello!
    Intanto, infarina leggermente la spianatoia dove stenderai la pasta. Poi appiattisci la palla con il mattarello, lasciandole una forma rotonda ma togliendole spessore.
    Ora appoggia il mattarello sulla pasta e inizia a stendere sempre partendo dal centro e ruotando di volta in volta la pasta di 90°.
    Quando la sfoglia comincia d allargarsi, avvolgila sul mattarello per girarla di nuovo, ogni volta di 90°.
    Io te l'ho spiegato così però, se non hai capito (e se vuoi godere di momenti di pura poesia), ti rimando a questo video: mi perdoneranno migliaia di nonne toscane!
  • Quando attraverso la vostra sfoglia si vedrà San Luca o il campanile di Pomarance o l'insegna del barbiere di fronte, la tagliamo, rigorosamente con la rotella dentellata in onore di nonna Rosa, a strisce larghe di 2 cm.

Note

Condisci i maccheroni con cosa più ti piace. Sono buonissimi anche con olio e formaggio. Con il ragù fanno morire mio babbo, me ed altre migliaia di italiani sempre pronti a scannarsi sul giusto punto di colore del ragù, sulla presenza o meno dei fegatini e sull'uso della conserva di pomodoro piuttosto che dei pelati!
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OPPURE PROVA QUESTE…

rigatoni alle cozze

rigatoni alle cozze

MEMORIE ELBANE N.1

Porto Azzurro, primi anni 60.
Uno scugnizzo magro, scalzo, con la pelle spellata dal sole, gli occhi ed i capelli scuri si incamminava verso casa.
Era affamato dalla mattinata trascorsa con una banda di giovani scalmanati a tuffarsi in mare dai barconi dei pescatori ormeggiati alla Rossa.
Ogni giorno, il ragazzino indugiava vagabondando tra il ristorante di Aladino ed il Delfino Verde di Paride: palafitte, a forma di nave, sospese sul mare elbano.

ragù

ragù

SILVANA

La Piazzetta San Dalmazio è una piccola piazza del centro storico di Pomarance; uno dei luoghi più pittoreschi del mio paese nel suo indubbio charme tipicamente toscano.
Dalla finestra della mia camera si vede il campanile e, se per un attimo faccio silenzio nella mia testa, la ricordo tutta innevata, deserta e silenziosa.
D’estate è come deve essere: assolata, con i suoi immancabili vasi di gerani, panchine e fontanelle d’acqua ronzanti di vespe.
In piazzetta San Dalmazio ci viveva Silvana.

zuppa

zuppa

E NOI, CHE NON SIAMO MAI ABBASTANZA

E’ il tempo della fine dell’estate.
Uno splendido settembre mi sta per abbracciare di nuovo con il tepore di una pashima leggera che si tira fuori dalla borsa il pomeriggio quando comincia a raffrescare.

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